Il segno che ci unisce. Un grazie, e una promessa.
- Filippo Manassero
- 2 apr
- Tempo di lettura: 2 min
Quando ho chiesto di raccontarmi il vostro viaggio con il pennello, non sapevo esattamente cosa sarebbe emerso.
Sapevo che ognunə di voi avrebbe avuto qualcosa da dire, che ogni segno tracciato avrebbe lasciato una piccola impronta anche dentro. Ma leggere le vostre parole è stato come osservare l’inchiostro che si espande sull’acqua: imprevedibile, intenso, sorprendente.
Questo testo è il frutto di un questionario a cui avete risposto in tantə.
È nato ascoltando le vostre voci, accogliendo i vostri racconti, lasciando che fossero le esperienze a guidare il flusso delle parole. Ogni frase che leggerete è stata ispirata da ciò che avete condiviso con sincerità, presenza e poesia.
Mi avete raccontato del primo segno.
La tensione della mano, la paura di sbagliare, l’inchiostro che scivola e lascia un’impronta che non sempre è quella che ci si aspetta. Alcunə di voi hanno riso di quella prima pennellata goffa, altrə l’hanno accolta come un sussurro.
C’è chi l’ha chiamata una salsiccia, chi una nuvola, chi una meraviglia—perché in fondo era un inizio, e ogni inizio ha in sé qualcosa di miracoloso.
Poi è arrivata la scoperta.
Quel momento in cui il pennello ha smesso di essere un semplice strumento e si è trasformato in una guida silenziosa.“Lasciati andare,” sembrava dire.“Non mi controllare, ascoltami.”
Ed è lì che è successo qualcosa.
La paura di non essere all’altezza si è dissolta in un respiro più lungo, nella sorpresa di scoprire che un segno, anche quando appare incerto, è già perfetto così com’è. Qualcunə di voi ha trovato in quel tratto una leggerezza nuova, altrə una libertà che non sapevano di avere.
“Ho capito che il pennello sapeva più di me.”
“Ho visto che l’inchiostro prendeva strade che io non avevo previsto, eppure erano giuste.”
“Ho sentito la mia mano muoversi senza sforzo, come se non fosse più mia.”
E così, pennellata dopo pennellata, il segno è diventato specchio. Di chi siete. Di come vi muovete nel mondo.
C’è chi mi ha detto che la propria pennellata oggi sarebbe fluida, chi spezzata, chi come una spirale che sembra tornare indietro ma in realtà sta crescendo. C’è chi sente ancora il tratto incerto, chi lo segue con fiducia.
Per alcunə, il pennello è diventato un modo per attraversare momenti difficili, per affrontare il dolore, per ritrovare il centro. Per altrə, è ancora una porta socchiusa, un sentiero da esplorare.
E poi c’è la lezione più grande:
“Non puoi controllare tutto.”
“C’è bellezza anche nell’imperfezione.”
“A volte, il segno più vero è quello che non avevi previsto.”
Forse, in fondo, è proprio questo che rende speciale la nostra pratica: il lasciarsi sorprendere.
Sapere che ogni pennellata è un dialogo, ogni errore un’apertura, ogni tratto un frammento di noi.
E allora vi ringrazio. Per aver accolto il segno, per averlo seguito, per avergli dato spazio. Perché ogni vostra pennellata ha aggiunto qualcosa a questa storia comune, fatta di carta, inchiostro e cuore.
E questa storia, finché ci sarà desiderio di ascolto, continuerà a essere scritta.
🌿E, come promesso, ci sarà un momento speciale per ritrovarci.
Un incontro di gratitudine, solo per voi che avete risposto al questionario.
Per rivederci, sorridere, e lasciare che un nuovo segno ci accompagni.
A prestissimo.
Con affetto e condivisione,
Filippo

Ciao Filippo io non ho partecipato al questionario, purtroppo ho avuta tanti problemi in questo periodo ed ancora non sono finiti, ma leggendo questo tuo scritto mi sono ritrovata in molte affermazioni di chi ha partecipato. Le tue lezioni sono per me un momento dove ci sono solo io e tutto quello che mi opprime sparisce… c’è solo il pennello, l’inchiostro e la carta. Spero di ritornare presto tra le tue allieve.
Grazie Filippo!
Grazie!