Il valore di un risultato
Liberarsi dal bisogno di un risultato è ciò che impariamo praticando il Sumi-e.
Godere del fluire del pennello e dell'inchiostro sul foglio di carta, per riuscire a trasportare quella sensazione in ogni momento della nostra vita attraverso la nostra anima, che allo stesso modo fluisce attraversando tutte le immagini che va a creare.
Restituendo al senso comune, al pensiero condizionato, al mondo sociale, le sue regole e i suoi comandamenti. Per smettere di giudicare le situazioni come brutte o belle, buone o cattive, giuste o sbagliate e liberarci dall'idea di essere vittime.
Liberarsi dal bisogno di un risultato non significa non gioirne quando questo si palesa. Significa essere disponibili a riconoscerlo in un'immagine che non deriva dal nostro processo mentale. Se restiamo nella mente durante la pratica (come nella vita di tutti i giorni), consegnamo alla stessa il potere di farci provare soddisfazione o insoddisfazione.
Perché la mente, per sua natura vuole controllare gli eventi, pretende di sapere come deve essere un risultato per potersi chiamare tale. Confeziona un ideale a partire da parametri e criteri e se ciò che arriva non risponde a tale requisiti, lo giudica un fallimento o non riconosce alcun valore.
Il valore di un risultato però, non é insito in se stesso. Ma nel processo che lo ha portato in essere. Quando nel Sumi-e arriviamo a creare un'opera che "risuona", l'emozione nel contemplarla è fugace come un lampo.
Quel che resta sarà la consapevolezza del processo che abbiamo saputo attraversare lasciando andare le cose, non opponendo resistenze a quello che è, offrendoci senza condizioni al suo manifestarsi.
Abbandonando il bisogno di un risultato, il giudizio e i criteri imposti di valutazione, impariamo a godere della pratica al di là delle opere "riuscite". Perché in Natura il brutto non esiste. Esiste solo nella nostra mente.
Traghettare l'esperienza del Sumi-e nella nostra vita, vuol dire metterci a servizio degli eventi. Diventare dei co-creatori e co-creatrici abdicando al ruolo di vittime.
Il Sumi-e é palesemente una tecnica semplice.
Pochi segni, nessun manierismo, un unico colore.
Ma non è una pratica facile, proprio perché non vi è alcun tecnicismo a cui la mente può appigliarsi per sentirsi sicura. Nel Sumi-e la mente é obbligata a dissolversi e questo la spaventa, pertanto cercherà in tutti i modi di convincerci che non ne siamo all'altezza.
Occorrerà non farsi perturbare. Riconoscere le sue paure senza cadere nel tranello di farle proprie. Abbracciarla e comprenderla affinché lasci il suo posto di comando per rilassarsi unendosi al cuore e al nostro respiro.
Nel mese di giugno avremo tante occasioni per praticare ancora insieme la pittura Zen.
Trovi tutti i workshop al seguente link
Ti aspetto
Filippo
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