Vai a fare il Carabiniere!
Il titolo di questo post, è la frase che mi sono sentito ripetere più spesso dal mio Maestro, Giuseppe Ruggeri, durante la mia scuola di decorazione e restauro.
Ogni volta che si arrabbiava a torto o ragione con me, mi urlava dietro senza mai curarsi del contesto e persone: "Mana! tu devi andare a fare il Carabiniere!"
Mi pare evidente il significato sottile che questa frase lascia intendere.
La figura del Carabiniere, vuoi per le barzellette e vuoi per l'immaginario collettivo, non richiama certo ad un esempio di persona "brillante". Dal canto mio, posso solo ammettere che all'epoca ero molto giovane, acerbo e certamente anche un po' pirla.
Dal canto suo, Ruggeri era una persona a tratti "ruvida" e dura, seppur anche molto simpatica e goliardica.
Gli anni della scuola, non sono stati molto sereni.
Il nostro rapporto era conflittuale e io, senza darlo a vedere, soffrivo un po' il suo giudizio ed aspiravo a ricevere il suo apprezzamento. Ma lui non mi concedeva gratifiche anzi, spesso mi provocava o sminuiva.
La scuola era a numero chiuso. Un totale di venti allievi di cui per la sezione Decorazione e Restauro, solo cinque. Avevo superato l'esame di ammissione, ma sembrava che questo non fosse stato sufficiente.
In quel percorso però, mi sono davvero incontrato con una parte profonda di me che ho saputo riconoscere, e ho imparato tantissimo. Sapevo di essere capace e di avere un potenziale e sapevo che lo pensasse anche lui, seppur non si dichiarasse apertamente.
La scuola finì ed io e una compagna, Rita, che ancora oggi è la mia socia, aprimmo una partita iva e provammo a lavorare insieme e a proporci sul mercato.
I rapporti con Ruggeri si interruppero li. E mentre noi tentavamo di acquisire commesse, lui si mise a collaborare con altre due allieve con cui aveva stretto maggiori alleanze e in pratica, ci ritrovammo concorrenti.
Passarono gli anni. Anni difficili. Anni in cui, i rispettivi genitori miei e della mia socia, presi dall'ansia di voler vedere i propri figli "sistemati", aggiungevano fatica attraverso le loro domande e dubbi relativamente al nostro progetto lavorativo che non sembrava decollare.
Dodici anni dopo, ricevo la telefonata di Ruggeri che mi chiede se sono disponibile ad andare a gestire un corso di Trompe l'Oeil presso la scuola.
Resto un attimo sconcertato ma prontamente rispondo di si.
Quindi per due anni, pur continuando a lavorare in società, la mattina vado ad insegnare tecnica del trompe l'oeil e poi anche tecnica dell'affresco.
In quel periodo Ruggeri inizia a non stare molto bene e decide di andare in pensione.
Io esaurisco il mio incarico e decido di non continuare, in quanto all'epoca era più forte il desiderio di fare esperienze diverse in cantiere, che non quello di stare in un'aula.
Qualche anno più tardi, un pomeriggio, in laboratorio si presenta Ruggeri.
Ha subito un'operazione importante. É visibilmente dimagrito ma in fondo al suo sguardo, persiste ancora simultaneamente, quella adorabile e insopportabile "canaglia".
Resta con me e Rita tutto il pomeriggio.
Si racconta e si fa raccontare la nostra storia, visita il laboratorio e si compiace.
Infine ci dice: " Sono venuto per chiedervi se volete i miei disegni e spolveri che ho in studio. Io non li userò più, ma a voi potrebbero servirvi. Ci sono soggetti per i soffitti, fregi, e molto altro e mi piacerebbe rimanessero in un laboratorio e potessero essere utilizzati".
Io e Rita, provammo a nascondere la mascella che nel frattempo ci era cascata a terra, e rispondemmo all'unisono:
" Grazie, certo che si!"
Ci invitò quindi a casa sua nei giorni seguenti e li, nel suo studio ci consegnò il suo "testamento". Un forziere ricco di schizzi e disegni e spolveri, che è ancora oggi con noi.
Poco tempo dopo, nel 2007, Ruggeri attraversa la Grande Soglia e abbandona questa dimensione.
A dicembre scorso,
ci arriva una richiesta per realizzare su una parete di una camera da letto, un cielo con puttini.
L'idea non incontra il mio entusiasmo nè il mio gusto, ma ho sempre apprezzato le commesse di questo tipo, perché in quelle si misura la tua professionalità.
Fare bene e al meglio, quello che di fatto non ti piace ma che desidera il tuo cliente.
Ho fatto una veloce ricerca di questi soggetti e ho presentato una proposta con due puttini in volo.
La cliente ha accettato quanto sottoposto. Ma poi, poco prima di iniziare il lavoro, sento di voler sbirciare nel tesoro lasciatoci dal Maestro e vi trovo uno studio ed uno spolvero, raffigurante tre putti. La cosa mi emoziona.
Chiedo quindi alla cliente di cambiare il progetto sostituendolo con ciò che ho trovato, sottolineando che qui i putti sono tre e non solo due, che la raffigurazione è molto meno scontata, in quanto i putti non sono in volo, ma poggiati su nuvole intenti a suonare strumenti musicali e che soprattutto, il costo non sarebbe stato maggiorato a fronte di un figurativo in più. La cliente ha accettato e la scorsa settimana ho potuto finalmente rendere omaggio al mio Maestro.
Caro Ruggeri,
questo lavoro l'ho fatto celebrando il tuo ricordo e mi ha fatto immensamente piacere.
Mi hai insegnato molto, artisticamente ed umanamente, anche se talvolta mostrandomi esempi, che erano la sintesi precisa di tutto quel che non avrei mai accettato di seguire o emulare.
Ma tu eri Ruggeri, ruvido e scontroso, come aperto, curioso e con un gran senso dell' umorismo. E soprattutto eri totalmente nel diritto di essere te stesso.
Il critico d'arte Carlo Munari, su di te in un catalogo ha scritto che la tua, era una ricerca ossessiva e che dalla perfezione delle tue opere, non sempre lasciavi intravedere il tormento, il lavoro e la meditazione di un uomo che non è mai contento si sé, che vuole raggiungere l'assoluto.
Io so solo che nel lavoro, la tua serietà era profonda ed autorevole e che se oggi
non faccio il Carabiniere, e anche per merito tuo.
Un abbraccio e grazie di tutto.
Filippo
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