il viaggio continua...
- Filippo Manassero
- 13 minuti fa
- Tempo di lettura: 2 min
Quando dico che Abitare la pratica non è un corso, intendo questo: non ci sarà da prendere appunti, non ci saranno obiettivi da raggiungere, né moduli da completare.
Ci sarà da stare.
Da ascoltare.
Da respirare dentro parole, immagini, pause.
E da lasciare che qualcosa, senza preavviso, faccia breccia.
Ogni incontro sarà una specie di stanza.
Con una sua atmosfera, un suo odore, una sua voce. Si entrerà con quello che si ha — stanchezze, intuizioni, aspettative, cinismo, bellezza — e si starà lì, insieme.
Con rispetto.
Con ironia.
Con apertura.
Con la possibilità di non capire tutto subito.
O di non capire affatto.
Che poi, spesso, è proprio da lì che inizia il movimento vero.
Ci saranno racconti.
Ci saranno riflessioni.
Ci sarà una piccola pratica per volta: un gesto, un’immagine, un segno.
E ci sarà sempre un momento di silenzio, guidato, per permettere alla mente di farsi da parte e al corpo di mettersi in ascolto.
Alla fine di ogni incontro riceverai una cartolina.
Una traccia da portare con te.
Non per “studiare a casa”, ma per ricordarti che sei stata/o da qualche parte. E che qualcosa, anche se non sai bene cosa, si è mosso.
Non prometto miracoli.
Prometto un tempo sincero.
E una voce che non ti chiede di essere migliore, ma solo più vera, vero.
Il primo incontro sarà a giugno.
Nei prossimi giorni ti racconterò i temi, i titoli, le stanze. Non sarà per tuttə. Ma se qualcosa in questo modo di abitare la ricerca ti parla…
continua a seguire il filo e dimmi:
in questo momento della tua vita, ti risuona uno spazio così?
Io non vedo l’ora 🙃

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